mercoledì 19 agosto 2009

Ferragosto e La Spezia


Nel vuoto desolante del centro città poche anime traghettate da autobus stanchi e assonnati non-si-sa-bene-dove. Io tra queste, mi perdo nei volti severi, musi protesi all'infuori, occhi mobili e scurissimi, di donne dalla pelle ambrata tutte intorno a me. Dall'alto dei loro seggiolini mi spogliano con lo sguardo facendo impallidire ancor di più la mia carnagione.

Oggi sono io la diversa. Io l'unica dalla pelle chiara.

Non me la prendo, resto e sorrido.

Occhi dappertutto indagano dentro la mia testa, mi perquisiscono le tasche in cerca di un indizio.

Un paio di questi occhi raccomandano a un tizio di stare in guardia e di fare attenzione alle tasca aperta del pantalone, quella che sporge proprio al mio fianco...

Stiamo attenti al diverso!!Di certo ha intenzione di derubarci, di farci del male!!

E per le strade intanto folti gruppi di ragazzi ispanici ridono, sherzano, passeggiano sentendosi liberi e comodi in una città che sembra appartenere loro per un giorno.

A me non dispiace affatto non far parte del popolo abbronzato e razzista dei vacanzieri d'assalto, faccio bene senza il lettino prendisole in fila con altri mille a calcata su pochi metri di spiaggia...

Loro forse ci sarebbero stati al gioco, si sarebbero mischiati con le famiglie mulino bianco per una giornata di agio, ma tutto ciò che possono è far la spesa, preparare una bella tavola per la famiglia, stare all'aperto nella vuota città che oggi è loro!

Giorno seguente...stesso autobus stessi musi severi, ma di una compostezza fastidiosamente borghese votata al rifiuto più che alla curiosità impertinente. Questi occhi e questa pelle chiara giudicano nel profondo, tolgono il respiro e fanno paura nella loro plasticità grottesca.

Io sono sempre la ragazza che non si sa mai...ma questa volta non riesco a lasciar loro nemmeno un accenno di sorriso quando scendo alla mia fermata.

Un muro spesso ci divide, e divide i musi severi tra loro. Ognuno si difende come può da non-si-sa-bene-cosa col giudizio tra i denti e la borsa ben stretta al petto. E quando quegli occhi per sbaglio s'incontrano non si guardano mai veramente, ma si annientano nella loro severa e artefatta compostezza, decidono di occupare rispettivamente il sud e il nord del veicolo in corsa, per non mescolarsi, per non arrendersi e sfiorarsi, per non riconoscersi.

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