martedì 12 maggio 2009

30 Aprile 2009


C'era un ragazzo che come me...

Ho visto un fustino di cartone gettato in strada bloccare il passaggio di un bimbo verso casa...
spazzatura e vergogna di una città indomabile, cruda, amara.
Ho visto i soliti vecchi induriti dal mare brontolare in piazza per-chissà-cosa.
Sento il vuoto dell'ebbrezza dentro la testa ma sono le 9 e sono sveglia, purtroppo.
Un viso gioca a nascondino con i miei pensieri...Alessandro, perchè?
Ho visto un fratello annientato dal dolore piangere accanto al padre e alla madre su quel volto più giovane di lui, sulla sua bara bianca, sul suo vestito della cerimonia...l'ultima.
Molta umana fragilità negli abbracci e nelle strette di mano,
molta amarezza nei visi di chi l'ha amato e l'ha visto uscire di scena troppo presto.
Io non ho saputo trovare le parole per pregare dinnanzi a lui,
ma gli ho sussurrato nella mente di liberare ancora la propria luce vitale
mescolandosi al sangue e alla salsedine della nostra terra tragica e bellissima
in tutta la libertà del non essere, nello splendore della carne che si fa luce.
Gli ho chiesto di dare respiro a chi senza di lui non riesce più a respirare.
In questo giorno di maggio senza senso, spento e gelido come
uno qualunque di marzo, indeciso sulla questone primavera,
questo ragazzo che saltava i muretti per giocare con me in cortile sotto il sole cocente,
quest'uomo che racconta nel silenzio della voglia di farcela onestamente,
di sorridere nonostante tutto, portando a spasso per l'Italia quella gioia inconfondibile
del bambino siciliano cresciuto nella semplicità che non piange se cade ma si rialza e cammina,
oggi grida "mamma fausa" alla fatalità che ha congelato i suoi sogni, il suo amore, il suo domani.
Quel bambino e quest'uomo sono felici nei miei ricordi...e io sono felice di esserne custode.
Mi propongono di prendere per mano la mia vita e di viverla più che posso.
Ciao e arrivederci!